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Puglia e Veneto in rivolta contro l’articolo 18 del DL “Sicurezza canapa”

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Un’analisi approfondita delle azioni intraprese dalle Regioni e dei possibili scenari futuri

Contesto normativo

L’articolo 18 del DL “Sicurezza canapa(DL 3/05/2025) è entrato in vigore il 12 aprile 2025 e vieta “l’importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze di canapa”, senza distinzione fra varietà con THC inferiore allo 0,5% e piante ad uso industriale. La norma è giustificata come misura di contrasto a possibili rischi per la sicurezza pubblica, ma entra in conflitto con la Legge 242/2016 e con le leggi regionali che promuovono la filiera della canapa industriale.

La protesta della Regione Puglia

In Puglia il gruppo “Con Emiliano” ha presentato in Consiglio regionale una mozione urgente che impegna la Giunta a:

  • Sostenere pubblicamente la modifica dell’articolo 18;
  • Attivare misure transitorie a tutela delle imprese già operative;
  • Istaurare un tavolo interministeriale con Governo, Regioni e operatori;
  • Coordinarsi con le altre Regioni per una strategia condivisa;
  • Valutare l’impugnazione della norma davanti alla Corte Costituzionale.

Coldiretti Puglia e ALPAA Puglia (presidente Antonio Macchia) denunciano il rischio di paralisi di un comparto da circa 200 milioni di euro di fatturato regionale e 2.000 addetti, con centinaia di aziende che resterebbero con merce invendibile e potenziali procedimenti penali.

La posizione della Regione Veneto

Sotto la presidenza di Luca Zaia, l’assessore all’Agricoltura Federico Caner ha guidato la richiesta di revisione dell’articolo 18 nella Conferenza delle Regioni, inviando al ministro Lollobrigida una lettera in cui si chiede di:

  1. Consentire importazione e coltivazione nazionale nel rispetto delle norme europee;
  2. Ammettere l’uso delle infiorescenze a fini non esclusivamente florovivaistici;
  3. Sostenere le imprese venete colpite dal divieto.

La mozione ha ottenuto il sostegno unanime delle Regioni e il plauso di CIA-Agricoltori Italiani, il cui presidente Cristiano Fini ha definito “punitivo” il divieto e ha sottolineato l’importanza di tutelare i 23.000 occupati nel settore a livello nazionale.

Impatti economici e sociali

Secondo le associazioni di categoria, il settore della cannabis light in Italia conta:

  • Circa 3.000 aziende;
  • Oltre 30.000 lavoratori;
  • Fatturato nazionale stimato in 500 milioni di euro.

Il divieto alle infiorescenze potrebbe provocare crolli dei ricavi, perdita di posti di lavoro e l’abbandono di colture sostenibili utili alla biodiversità, al sequestro di CO₂ e allo sviluppo della bioeconomia circolare (cosmesi, bioedilizia, tessile).

Prospettive e prossimi passi

Le Regioni hanno pianificato diverse azioni di pressing sul Governo:

  • Presentazione di emendamenti parlamentari al DL “Sicurezza canapa” in sede di conversione;
  • Invio di lettere e documenti tecnici al Ministro e al Dipartimento Antidroga;
  • Valutazione di ricorsi alla Corte Costituzionale e alla Corte di giustizia UE, in base alla sentenza C-663/18 (Kanavape).

L’evoluzione di queste iniziative determinerà se l’articolo 18 sarà modificato, rimosso o dichiarato incostituzionale, dimostrando il valore della cooperazione istituzionale regionale per la difesa di un settore strategico.

 

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