Gestire pH ed EC in modo consapevole è la chiave per una coltivazione di cannabis stabile, sana e profumata. Il pH regola la disponibilità dei nutrienti nella soluzione e nel substrato; l’EC misura la concentrazione salina (fertilizzanti disciolti) e quindi l’intensità dell’alimentazione. In queste pagine trovi definizioni chiare, range consigliati per terra, cocco e idroponica, tabelle pratiche per ogni fase (seedling → fioritura), tecniche di misurazione e calibrazione degli strumenti, oltre a correzioni rapide e sicure. Imparerai a leggere il runoff, a usare lo slurry test, a prevenire nutrient lockout e bruciature da eccesso di sali, a scegliere l’acqua giusta (rubinetto/RO) e a impostare un workflow operativo semplice ma rigoroso. Se ti senti sopraffatto dai numeri, rilassati: dopo le prime misure coerenti, tutto diventa prevedibile e sotto controllo.
Lo sapevi che…? Molti “problemi di genetica” sono in realtà pH fuori range o EC eccessiva: correggendo i due numeri si recuperano aromi e rese senza cambiare fertilizzanti. Curiosità: il pH non agisce sui nutrienti in modo uniforme: fosforo e microelementi “si chiudono” prima quando l’ambiente diventa troppo alcalino; calcio e magnesio soffrono in acido spinto.
pH ed EC regolano disponibilità e intensità nutritiva: la base della coltivazione consapevole.
Il pH misura acidità/alcalinità (scala 0–14) della soluzione nutritiva o del substrato e determina la disponibilità reale di macro e microelementi: a parità di ricetta, una finestra sbagliata impedisce alla pianta di assorbire ciò che “sulla carta” è presente. L’EC (mS/cm) quantifica la salinità: un’EC troppo alta crea stress osmotico e punte bruciate; troppo bassa produce crescita lenta e colori slavati. In cannabis, l’equilibrio pH/EC è dinamico: varia per fase (seedling, vegetativa, fioritura) e substrato (terra, cocco, idro). Lavorare con range mirati, leggere input vs runoff e registrare le tendenze consente di prevenire lockout e carenze apparenti. La regola d’oro: EC per prima, pH per secondo, strumenti calibrati e una ricetta semplice che privilegi stabilità e ripetibilità.
Scala pH e disponibilità degli elementi
La scala pH 0–14 distingue ambienti acidi, neutri (7) o alcalini. In cannabis, la finestra leggermente acida (terra ~6.0–6.8; cocco ~5.8–6.2; idro ~5.5–6.2) massimizza l’assorbimento di fosforo, potassio e microelementi, senza penalizzare calcio e magnesio. In terra, l’humus funge da buffer e rende il sistema più tollerante; in cocco, il tampone è minore e le micro-variazioni contano di più; in idro, la soluzione è “nuda” e ogni correzione è immediata. Usa acidi/basi titolati per micro-aggiustamenti, lascia stabilizzare la soluzione, poi rimisura. L’obiettivo non è inseguire un decimale, ma restare nella finestra che garantisce equilibrio lungo l’intero ciclo.
EC, TDS e PPM: differenze e conversioni
L’EC si legge in mS/cm; i PPM derivano da fattori proprietari (500 NaCl o 700 KCl). Per evitare equivoci, lavora in EC o dichiara sempre la scala PPM utilizzata. La temperatura influenza la conduttività: preferisci strumenti con ATC. In seedling stai su EC molto basse, in vegetativa sali gradualmente, in fioritura raggiungi il picco e poi ridiscendi verso il flush. Controlla gli strumenti con soluzione 1413 µS (e 12.88 mS in idro) e non comparare PPM 500 con PPM 700 senza conversione: i numeri diventano fuorvianti.
pH vs EC: quale controllare prima
Prima costruisci la ricetta nutritiva fino all’EC target, poi regola il pH. Aggiungere fertilizzanti dopo l’acidificazione comporta rimbalzi del pH. Miscela con calma, ossigena leggermente, lascia riposare e rimisura. Se noti instabilità, riduci booster, semplifica i prodotti e verifica la qualità dell’acqua di partenza. In idro è normale un lieve drift diurno: consumi differenziali degli ioni spostano il pH verso l’alto. Mantieni la rotta: EC → pH → stabilità.
Valori ideali per substrato: terra, cocco e idro (per fase)
Lo sapevi che…? Lo stesso cultivar cambia finestra pH/EC a seconda del substrato: il terriccio “ammorbidisce” gli errori, il cocco richiede disciplina su Ca/Mg, l’idro premia precisione e igiene. Curiosità: una gestione graduale (seedling → vegetativa → fioritura) migliora aromi e densità più di qualsiasi booster, perché ottimizza assimilazione e traspirazione.
Range operativi consigliati: imposta la finestra giusta per ogni substrato e fase.
Ogni substrato ha inerzia e dinamiche di sali differenti. In terra lavora attorno a pH 6.0–6.8 con EC progressive, sfruttando il tampone organico e alternando irrigazioni piene a periodi di asciugatura controllata. In cocco punta a pH 5.8–6.2 e pre-buffering con Cal-Mag per saturare i siti di scambio cationico; preferisci fertirrigazioni frequenti, volumi moderati e controllo costante di runoff. In idroponica usa pH 5.5–6.2 con leggero drift fisiologico, vasca pulita e ossigenata, misure quotidiane, top-up con acqua a EC più bassa e flush periodici. In tutti i casi applica incrementi EC 0.1–0.2 mS alla volta, osserva turgore, colore e consumo idrico, e non forzare quando i dati suggeriscono una pausa.
Terra/soil: seedling, vegetativa, fioritura
Il terriccio di qualità, ricco di ammendanti (humus, compost) e con buon drenaggio, allarga il margine d’errore e rende la nutrizione più “morbida”. Mantieni pH ~6.3–6.5 come centro operativo, seedling e talee su EC molto basse con irrigazioni prudenti, vegetativa con incrementi graduali, fioritura con un picco moderato seguito da riduzione prima del flush. Evita ristagni idrici: la radice vuole alternanza aria/acqua. Leggi l’input/output: se il runoff cresce di EC settimana dopo settimana, hai accumulo. Correggi con diluizione, flush 2× il volume del vaso e refeed leggero, restando nel cuore del range pH.
Cocco: buffering, pH target ed EC per fasi
Il cocco richiede disciplina su pH (5.8–6.2) e pre-buffering per saturare i siti di scambio con Ca/Mg: senza questo passaggio emergono carenze “misteriose”. Usa Cal-Mag come base (specie con RO), mantieni EC basse in seedling, poi sali accompagnando il ritmo d’assorbimento con fertirrigazioni piccole e frequenti. Misura spesso il runoff per prevenire accumuli: se l’EC in uscita sale, riduci concentrazione o aumenta la frequenza dei drenaggi. In caso di fluttuazioni di pH, controlla KH dell’acqua e l’ordine di miscelazione: il cocco perdona poco, ma ripaga con crescita vigorosa quando è in equilibrio.
Idroponica (DWC/Ebb&Flow): pH/EC per fasi
In idro la soluzione è la “casa” della pianta: pH 5.5–6.2 con leggero drift diurno, EC molto bassa su seedling/talee, incremento in vegetativa, picco controllato in fioritura e riduzione prima del flush. Mantieni la vasca ossigenata (pietre porose/venturi), temperatura soluzione stabile, biofilm sotto controllo e strumenti affidabili. Effettua cambi completi di soluzione a intervalli regolari; usa top-up con acqua pH-ata ed EC inferiore per compensare evaporazione e consumo. Una vasca pulita e un diario di bordo accurato valgono più di qualsiasi additivo. Assicurati di usare fertilizzanti per idroponica adeguati.
Lo sapevi che…? Un’unica tabella ben calibrata fa risparmiare più raccolti di qualunque “cocktail” di booster: standardizza la ricetta e correggi solo su segnali oggettivi. Curiosità: molti coltivatori top usano step-down progressivo in tarda fioritura per migliorare densità e pulizia degli aromi.
Tabelle operative: binari flessibili, non catene. Adattale a luce, cultivar e clima.
Usa le tabelle come binari per orientarti, non come vincoli rigidi. In seedling/talee mantieni pH centrato per il substrato ed EC leggere; in vegetativa esegui incrementi piccoli (0.1–0.2 mS) controllando vigore, colore e consumo idrico; in fioritura punta a un picco misurato, quindi scala verso il flush. Integra dati di input e runoff con segnali visivi: punte bruciate, foglie cuoiose e substrato che non asciuga indicano EC alta; pallore diffuso e sete frequente suggeriscono EC bassa. Ricorda che densità e aroma sono figli di stabilità e traspirazione, non di numeri estremi.
Seedling & talee
Radici giovani temono lo stress osmotico: mantieni EC molto basse, pH nella finestra del substrato e temperature dell’acqua stabili. Preferisci soluzioni leggere con eventuale base Cal-Mag se lavori in RO, micro-spurghi periodici e irrigazioni prudenti. Evita eccessi di spray fogliari: usa pH adeguato e parsimonia. Inoculi di micorrize e batteri utili accelerano l’attecchimento e proteggono la rizosfera. Costruisci da subito l’abitudine a registrare le letture: poche misure ben fatte valgono più di mille opinioni. Per approfondire la germinazione cannabis, consulta la nostra guida dedicata.
Vegetativa
In vegetativa, l’obiettivo è massa sana e internodi coerenti: incrementa EC a passi 0.1–0.2 mS, mantieni pH stabile, bilancia l’azoto per un verde pieno ma non scuro e lucido. Regola la frequenza d’irrigazione sull’asciugatura reale, non sul calendario, e controlla l’acqua di partenza: KH alto può rendere difficile la fine-taratura del pH. Inserisci un registro settimanale di trend pH/EC (input vs runoff): leggere i grafici permette di anticipare i picchi prima che diventino problemi. Per approfondire la fase vegetativa, consulta la guida completa.
Fioritura (inizio, media, tarda)
All’inizio porta l’EC al target in due-tre step; nella fase media cura l’apporto di P/K senza impoverire i microelementi; in tarda fioritura inizia la riduzione: la pianta deve maturare, non essere “spinta”. Mantieni pH nella finestra e osserva densità, aroma, traspirazione. Programma un flush finale coerente con il substrato, poi reidrata leggero se serve. Evita oscillazioni brusche di pH/EC: le cime preferiscono stabilità a picchi effimeri. Scopri di più sulla fase di fioritura per ottimizzare le cime.
Misurazione corretta: strumenti, calibrazione e metodo
Lo sapevi che…? Elettrodi puliti e tarati su 2 punti (pH 7.01 e 4.01) aumentano l’accuratezza più di qualsiasi “formula magica”. Curiosità: molti “valori pazzi” dipendono da contenitori sporchi o cross-contaminazioni tra soluzioni.
Affidabilità prima di tutto: strumenti con ATC, sonde sostituibili e routine di calibrazione.
Scegli pH-metro e conduttivimetro affidabili (ATC, sonde sostituibili, letture stabili). La calibrazione è un rito: buffer pH 7.01 e 4.01, soluzione 1413 µS (e 12.88 mS se lavori alto), pulizia dopo ogni uso, conservazione dell’elettrodo pH in KCl e mai a secco. Standardizza l’ordine di miscelazione (acqua → additivi → base → booster), lascia riposare la soluzione, leggi senza fretta. Evita contaminazioni incrociate: non rimettere il residuo nel bidone nutriente, non usare cucchiai “multiuso”. Se i numeri cambiano “da soli”, indaga prima su metodo e strumenti, poi sulla ricetta.
pH-metro, EC-metro e soluzioni di calibrazione
Preferisci elettrodi in vetro di buona qualità, cella EC stabile e strumenti che permettano la sostituzione delle sonde. Conserva l’elettrodo pH in soluzione KCl, mai in acqua deionizzata, e rinnova i buffer periodicamente per evitare errori da invecchiamento. Per l’EC usa più standard se lavori in idro (1413 µS e 12.88 mS) e verifica la linearità. Un kit di manutenzione (soluzioni di pulizia, spazzolini morbidi) allunga la vita delle sonde e protegge la precisione nel tempo.
Slurry test e misura del runoff
Lo slurry test ti avvicina al pH reale della rizosfera: preleva terriccio in profondità, miscela con acqua pH-ata in rapporto 1:1 o 1:2, lascia decantare e misura il sovranatante. Il runoff racconta accumulo o diluizione dei sali: confronta input vs output nel tempo, più che in singoli spot. Ricorda limiti e bias: canalizzazioni nel vaso e stratificazioni possono falsare i dati. Se i numeri non tornano, ripeti lo slurry in più punti e incrocia i risultati.
Manutenzione e igiene strumenti
Pulisci regolarmente gli elettrodi da sali e biofilm, risciacqua con acqua deionizzata e riponi in soluzione di conservazione. Non asciugare l’elettrodo pH con carta per evitare cariche statiche e micro-danni. Ricalibra con periodicità (più spesso in idro), sostituisci batterie deboli, controlla ATC. Una sonda sana reagisce rapidamente e torna al valore dopo piccole perturbazioni: questo è un segno pratico di affidabilità.
Correzioni rapide: come alzare/abbassare pH e regolare EC
Lo sapevi che…? Micro-step (±0,2 pH e ±0,2 mS/cm) evitano shock radicali e corse a vuoto con correzioni “a elastico”. Curiosità: in cocco e idro è meglio fare due micro-interventi a distanza di qualche ora che una correzione unica e drastica.
Correzioni graduali: titolazione, attesa di stabilizzazione, verifica e registrazione.
Correggere significa titolare con pazienza: poche gocce di pH down/up, miscelazione, attesa, rimisura. Per l’EC usa diluizioni o aggiunte incrementali di nutrienti. Su vaso, un flush pari a 2× il volume del contenitore rimuove eccessi; segue refeed leggero. In idro, preferisci cambi completi se la vasca “scappa”. Una ricetta semplice (base + Cal-Mag quando serve + booster mirati) è più facile da stabilizzare. Se l’EC del runoff sale settimana dopo settimana, hai accumulo: riduci concentrazione o aumenta la frequenza dei drenaggi.
Abbassare/alzare pH in sicurezza
Per abbassare usa acido fosforico (stabile) o citrico (più “morbido” ma meno duraturo); per alzare bicarbonato o soluzioni commerciali pH up. Procedi per micro-step, evita overshoot su piccoli volumi, verifica KH dell’acqua se il pH rimbalza. L’obiettivo è un pH stabile nel tempo, non una foto istantanea perfetta.
Regolare EC: diluizione, flush, booster
EC alta: diluisci con acqua a pH/EC adeguati, esegui flush e riparti leggero. EC bassa: aggiungi nutrienti a step 0.1–0.2 mS e rimisura dopo stabilizzazione. Evita di risolvere tutto coi booster: semplifica la ricetta, poi rifinisci se necessario. Monitora trend: l’EC del runoff racconta accumulo o consumo. Per dosaggi e rapporti NPK ottimali, consulta la nostra guida ai fertilizzanti.
Buffer del cocco, Cal-Mag e bicarbonati
Il cocco trattiene cationi: pre-buffer e Cal-Mag prevengono carenze precoci. Con RO, remineralizza per dare una base EC e stabilità al pH. I bicarbonati (KH) stabilizzano il pH ma ostacolano correzioni fini se elevati: calibra la miscela RO/rubinetto per una gestione più facile.
L’acqua conta: rubinetto, osmosi inversa, KH/GH e cloro
Lo sapevi che…? Il primo “fertilizzante” è l’acqua: profilo di KH/GH, cloro e residuo fisso decide quanto sarà facile gestire pH/EC. Curiosità: molti allevatori miscelano una quota di rubinetto alla RO per riportare KH a un livello gestibile e rendere il pH più stabile.
Definisci la qualità dell’acqua prima della ricetta: KH (tamponi carbonati) sostiene il pH, GH (Ca/Mg) influisce su integrità tissutale e antagonismi ionici, cloro/clorammine danneggiano la micro-biologia. Con osmosi inversa ottieni PPM quasi zero e massima controllabilità, ma devi remineralizzare (Cal-Mag o sali dedicati) per creare una base EC e un rapporto Ca:Mg sensato. Molti miscelano una quota di rubinetto per restituire KH e semplificare la gestione del pH. Rimuovi cloro con aerazione, carbone attivo o specifici anti-cloro. Quando l’acqua è giusta, metà dei problemi scompare: stabilità oggi, qualità domani.
KH/GH e stabilità del pH
KH alto stabilizza il pH ma rende difficili le correzioni fini; KH troppo basso fa “ballare” il pH a ogni aggiunta. Il GH misura Ca/Mg: su RO pura va integrato, su acque dure può competere con K e limitare l’assorbimento. Trova il tuo equilibrio: abbastanza KH per stabilità, non troppo da impedire il fine-tuning.
RO + remineralizzazione
Con RO costruisci l’acqua “da zero”: aggiungi Cal-Mag per una base EC e imposta un rapporto Ca:Mg coerente con la linea nutritiva. Testa miscele RO/rubinetto fino a ottenere KH gestibile, pH stabile e sapore “pulito” delle soluzioni. L’obiettivo è prevedibilità: stessi input, stesse risposte.
Cloro, clorammine e trattamenti
Cloro e clorammine danneggiano radici giovani e biologia utile. Lascia ossigenare 24 ore, usa carbone attivo o neutralizzanti dedicati. In sistemi vivi (terra organica) proteggi il microbioma; in idroponica trova il bilanciamento tra igiene e delicatezza: sanifica senza azzerare tutto.
Diagnostica: carenze, tossicità e lockout legati a pH/EC
Lo sapevi che…? La maggior parte delle “carenze” fogliari nasce da pH fuori range più che da reali mancanze nella formula. Curiosità: osservare dove compare il sintomo (foglie vecchie/nuove) aiuta a capire la mobilità dell’elemento coinvolto e a fare diagnosi rapide.
Prima rientra nei range pH/EC, poi tocca la ricetta: la diagnosi corretta risparmia raccolti.
Clorosi, necrosi, punte bruciate e foglie cuoiose sono spesso segnali di pH/EC fuori target o di accumulo salino nel substrato. Prima di cambiare linea nutritiva, rientra nei range, ripulisci da sali residui e osserva la progressione dei sintomi. Usa slurry test per stimare il pH reale della rizosfera e confronta input con runoff nel tempo. La diagnosi giusta riduce costi, errori e stress: numeri stabili e metodo battono l’improvvisazione.
Sintomi tipici per elemento (N, P, K, Ca, Mg, Fe)
Nitrogeno (N): ingiallimento dal basso, crescita lenta; Fosforo (P): porpora e ristagni; Potassio (K): bordi secchi e debolezza tissutale. Calcio/Magnesio: macchie necrotiche e clorosi interveinale quando il pH è troppo basso o l’acqua è povera; Ferro (Fe): ingiallimento apicale con nervature verdi. Ricorda: N è mobile, Fe è immobile; il punto d’esordio del sintomo guida l’analisi. Correggi prima pH/EC, poi ritocca micro e macro.
EC fuori target: segnali e rimedi
EC alta: punte bruciate, substrato che non asciuga, pianta rigida — rimedi: diluizione, flush, refeed leggero. EC bassa: crescita lenta, pallore, sete frequente — rimedi: incrementi 0.1–0.2 mS e verifica dopo stabilizzazione. Se l’EC del runoff cresce costantemente, c’è accumulo: rivedi concentrazione e frequenza dei drenaggi.
pH drift nel tempo e reset substrato
Un drift moderato è fisiologico; oscillazioni ampie no. Se il vaso “deriva”, probabilmente hai sali residui o tamponi saturi. Esegui un flush graduale, ristabilisci pH nel cuore del range e re-alimenta in modo morbido. In idro, cambio completo della vasca e ripartenza su soluzione fresca.
Workflow operativo: checklist, protocolli ed errori da evitare
Lo sapevi che…? Una routine fissa (miscelazione → misura → correzione → registrazione) riduce gli imprevisti e rende i raccolti ripetibili. Curiosità: impostare soglie di alert (EC alta/bassa, pH fuori finestra, temperatura soluzione) accelera le decisioni e limita i danni.
Metodo prima dei prodotti: diari, soglie di alert, protocolli d’emergenza.
Standardizza la procedura: prepara l’acqua, aggiungi i nutrienti nell’ordine corretto, misura EC, regola pH, lascia riposare, rimisura, irriga. Registra valori e osservazioni in un diario e definisci protocolli d’emergenza: flush d’urgenza, cambio vasca, riduzione della ricetta, protezione delle radici (ossigenazione, temperatura). Imposta range accettabili e agisci solo quando i dati confermano i segnali visivi: meno rumore, decisioni migliori. Evita errori classici (misurare pH prima dei nutrienti, ignorare temperatura, calibrare di rado, usare acqua troppo calda, inseguire booster) e torna ai fondamentali: strumenti, metodo, pazienza.
Routine settimanale pH/EC (input → runoff)
Definisci la frequenza di misura (1–2 volte a settimana in vaso, quotidiana in idro), traccia trend di pH/EC dell’input e del runoff, annota scostamenti ricorrenti e collega i dati a pratiche e sintomi. I grafici di trend anticipano i problemi e ti guidano verso correzioni piccole ma efficaci.
Protocollo emergenze
Stress acuto? Esegui flush d’emergenza, reidratazione controllata e carbone attivo se necessario. In idro, cambio soluzione immediato. Taglia i booster, semplifica la ricetta, proteggi le radici con ossigenazione e temperatura adeguata. Dopo lo shock, rialimenta piano: la stabilità è la miglior medicina.
Errori comuni e miti
Misurare pH prima di aggiungere nutrienti, fidarti del colore della soluzione, ignorare ATC, calibrare raramente, “spingere” i booster per forza: costano tempo e raccolti. Concentrati su strumenti affidabili, misure coerenti e correzioni graduali: è così che la coltivazione diventa prevedibile.
LE COSE CHE NESSUNO SA SU “pH & EC nella coltivazione di cannabis”
Lo sapevi che…? Il pH del runoff non riflette sempre il pH della rizosfera e molti fertilizzanti contengono tamponi che appiattiscono le oscillazioni: i numeri vanno letti nel tempo, non in uno scatto singolo.
Dietro le quinte dei numeri: come leggere pH ed EC senza farti ingannare.
Runoff: utile ma non infallibile
Il runoff racconta ciò che scorre lungo i canali più permeabili del vaso, non una media perfetta del substrato. Se l’EC in uscita sale ma la pianta appare tesa e lucida, hai accumulo: fai flush e rientra nei range. Per stimare il pH reale, integra lo slurry da punti diversi e osserva la dinamica nel tempo: la ripetizione batte la misurazione singola. Usa contenitori puliti e termiche stabili: minimizzi bias e migliori la leggibilità dei trend.
Tamponi nascosti nei fertilizzanti
Linee con fosfati, acidi umici/fulvici e chelati stabilizzano il pH apparente, ma non sostituiscono acqua ben impostata e finestra corretta. Se il pH “sembra” fermo ma compaiono micro-carenze, verifica compatibilità dei prodotti e qualità dell’acqua (KH, GH), poi semplifica la ricetta. Il tampone è un paracadute, non un pilota automatico: serve comunque un range sensato e controlli regolari.
Drift fisiologico e consumo differenziale
In idro il pH sale lentamente durante il fotoperiodo perché la pianta consuma anioni e cationi in modo differenziale. Non è un bug: è fisiologia. Progetta la finestra per ospitare un drift sano (es. 5.7→6.1) e intervieni solo quando superi i limiti. Se il drift è rapido, controlla ossigeno, temperatura e biofilm prima di “inseguire” il numero con l’acido.
EC “buona” vs EC “cattiva”
Due soluzioni con la stessa EC possono comportarsi in modo diverso: una ricca di micro, con rapporto Ca:Mg sensato e pochi antagonismi è “buona”; una piena di sali che competono è “cattiva”. Per questo semplicità e qualità dell’acqua contano quanto il valore mostrato dal misuratore: meno ingredienti, più controllo.
Substrato come batteria chimica
Terra e cocco accumulano e rilasciano ioni nel tempo, come una batteria: se li saturi in fretta, poi “spingono” contro di te. Costruisci gradualmente la salinità, rispetta i tempi di asciugatura e usa flush preventivi quando i trend del runoff raccontano accumulo. Così eviti lockout fantasma e mantieni la finestra pH operativa senza inseguire numeri estremi.
Conclusioni
pH ed EC sono il linguaggio dei nutrienti. Standardizzando strumenti, metodo e finestre per substrato/fase, la coltivazione diventa ripetibile: aromi puliti, densità coerente, zero sorprese. Costruisci la tua “catena di montaggio” (EC → pH → stabilità), evita correzioni impulsive, cura l’acqua e registra ogni passo. Così i numeri smettono di spaventare e iniziano a lavorare per te. Per un quadro completo sulla coltivazione cannabis, leggi la guida generale.
FAQ
Qual è il pH ideale per la cannabis in terra? Lavora tra ~6.0 e 6.8, con centro operativo 6.3–6.5 per massimizzare disponibilità di macro e microelementi. Evita estremi prolungati: sotto 6.0 aumentano i problemi su Ca/Mg; sopra 6.8 calano Fe/Mn/Zn. Verifica con slurry se i sintomi non tornano.
Che pH usare in idroponica (DWC/NFT)? Circa 5.5–6.2 con leggero drift (es. 5.7→6.1) durante il fotoperiodo. Se sale troppo in fretta, controlla ossigenazione, temperatura, biofilm e composizione della ricetta.
Qual è l’EC consigliata per seedling e talee? Molto bassa. Parti da acqua + base leggera (Cal-Mag se usi RO) e aumenta solo quando vedi uptake coerente. Incrementi di 0.1–0.2 mS e osservazione delle punte sono una buona prassi.
Come convertire EC in PPM/TDS? Scegli una scala e non cambiarla: PPM 500 (NaCl) o PPM 700 (KCl). EC × 500 o × 700 = PPM. Per evitare ambiguità resta, se possibile, in EC.
Come si fa lo slurry test? Preleva terriccio in profondità, miscela con acqua pH-ata (1:1 o 1:2), lascia decantare e misura pH/EC del sovranatante. Ripeti in più punti e confronta con input/runoff.
Si misura pH/EC prima o dopo i fertilizzanti? Prima costruisci la ricetta fino all’EC target, poi regola il pH. Miscela, attendi, rimisura. Instabilità? Semplifica la formula e verifica l’acqua.
Perché il pH “drifta” in idro? Per consumo differenziale di ioni. Un drift lento è fisiologico; se è rapido, intervieni su ossigeno, igiene vasca, temperatura e compatibilità dei prodotti.
Quando fare il flush e con che parametri? Quando il runoff racconta accumulo o come reset programmato. pH nel cuore del range del substrato, EC bassa (acqua + base minima). Volume ~2× il vaso, poi refeed leggero.
RO: devo aggiungere sempre Cal-Mag? Quasi sempre sì: RO ha PPM quasi zero e mancano Ca/Mg utili a stabilità del pH e integrità tissutale. Crea una base EC e definisci un rapporto Ca:Mg sensato.
Che differenza c’è tra EC “alta” e “accumulo”? EC alta è il numero in soluzione; accumulo è la storia nel substrato. Se il runoff cresce settimana dopo settimana, c’è accumulo anche con irrigazioni “giuste”.
Quanto spesso calibrare pH-metro ed EC-metro? In vaso ogni 2–4 settimane; in idro più spesso. Calibra su 2 punti per il pH (7.01 e 4.01) e verifica l’EC con 1413 µS (e 12.88 mS se lavori alto).
Quali sono gli errori più comuni con pH/EC? Misurare pH prima dei nutrienti, ignorare temperatura, strumenti non tarati, contenitori sporchi, correzioni drastiche e ricette troppo complesse.
Che ruolo ha il KH nella stabilità del pH? KH alto stabilizza ma rende dure le correzioni fini; KH troppo basso fa oscillare il pH. Con RO miscelare un po’ di rubinetto può aiutare.
Come capire se l’EC è troppo bassa? Crescita lenta, colori spenti, sete frequente. Aumenta a step 0.1–0.2 mS e verifica dopo stabilizzazione della soluzione e del substrato.
Posso usare solo EC/PPM e ignorare il pH? No. EC/PPM dicono “quanto” c’è in soluzione; il pH determina “cosa” la pianta può davvero assorbire. Vanno gestiti insieme, in coppia.